Il Cibo e la Storia: Partigiani a tavola. Storie di cibo resistente e ricette di libertà. - UNISG

venerdì 25 marzo 2016

Partigiani a tavola. Storie di cibo resistente e ricette di libertà. - UNISG - University of Gastronomic Sciences: Perché noi, che di cibo parliamo ogni giorno, che parliamo tanto di sprechi senza sapere che la “sobrietà alimentare” cinquant’anni fa era una necessità e non un’ideologia, forse alcune storie le dovremmo conoscere...

Il sogno della liberazione nazionale, nelle parole di Meneghello

Si sognava la fine della guerra, per vedere le ragazze coi bei vestiti, aprire un libro molto desiderato, fare un bagno, giocare una partita di pallone; ma queste cose impallidivano di fronte al pensiero che potremmo indurre le nostre famiglie a comprarci mezzo quintale, anche un quintale di farina gialla, e chili di margarina, o anche di burro; e friggere polenta dalla mattina alla sera e mangiarla con libertà e soprattutto adagio, e poi addormentarsi, e svegliandosi alla mattina ricominciare a friggere e a mangiare. (Il burro: era il punto sospeso in questa faccenda. Nel ricordo che ne avevamo appariva pallido, dolce; il sapore della margarina ci sembrava insuperabile, ma concettualmente sapevamo che il burro deve essere ancora migliore. La cosa non diceva nulla ai sensi, ma la nostra furba ragione sapeva che è vera, e in certi momenti ci immaginavamo di friggere, appena venuta la pace, la polenta col burro; era come quelle iperboli delle gioie del paradiso, confrontate con le più lancinanti gioie che ci sono sulla terra).

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