Ogni volta che ci capita di presentare Partigiani a tavola, ovunque ci
troviamo, qualcuno alla fine ci si avvicina e ci racconta un aneddoto che, a pieno titolo, potrebbe essere inserito in uno dei nostri capitoli. Racconti di
nonne o di padri, racconti vissuti o ascoltati. Ogni volta il nostro libro si
amplifica e si arricchisce, rendendo la storia e le storie che lo compongono
più potenti, più ricche, come una marea che avanza.
La forza di Partigiani a tavola è proprio questa: di
essere comprensibile a tutti, empaticamente, immediatamente, senza filtri e
senza griglie interpretative assunte a priori.
Quando abbiamo presentato il libro a Casa Cervi, ad esempio,
Aldo Montermini – che ringrazio ancora per averci riferito questo episodio – ci
ha raccontato di quando sua madre, Laura Polizzi (Mirka), poco dopo essere
entrata nelle formazioni partigiane dell’appennino reggiano fu spedita dal
comandante a racimolare qualcosa da mangiare. In particolare egli si aspettava
che la ragazza portasse patate, garantendo un pasto sostanzioso a tutti i
compagni.
La ragazza, pur essendo rimasta fuori molte ore, non arrivò a nulla e,
a sera, fu costretta a rientrare al campo a mani vuote.
Interrogata dal comandante sul motivo della sua
inconcludenza e sul fallimento della missione alla ricerca di patate, Mirka – cresciuta
nell’Oltretorrente della città di Parma ed evidentemente poco avvezza alla vita
di campagna – rispose:
“Comandante, io ho tanto guardato sugli alberi, ma di patate
proprio non ne ho viste!”
Già pregusto ciò che vorranno condividere coloro che ci
verranno ad incontrare a Milano il 3 marzo alle 18.00, alla libreria Les Mots.
Con la promessa che, a poco a poco, riverseremo in questo blog tutte le storie
che ci sono state finora donate.
(LC)
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