Il
25 luglio 2015, in anteprima nazionale, è stato presentato all’Istituto AlcideCervi di Gattatico (RE), nel suggestivo scenario dei Campi Rossi, “Partigiani a
tavola. Storie di cibo resistente e ricette di libertà” di Lorena Carrara ed
Elisabetta Salvini, edito da Fausto Lupetti Editore. In apertura, una densa
prefazione di Vinicio Capossela.
Dopo le celebrazioni per il Settantesimo
anniversario della Liberazione, il saggio si propone di esplorare il significato
del cibo durante i venti mesi di Resistenza al nazifascismo, procedendo per
capitoli appaiati in cui all’approccio antropologico e letterario, adottato da
Lorena Carrara, si affianca il taglio storiografico di Elisabetta Salvini.
Il libro vuole essere la
conversazione delle due autrici – la prima studiosa di cultura
dell’alimentazione, la seconda storica di genere – con un pubblico vasto ed
eterogeneo, che può comprendere i ragazzi delle superiori come i gastronomi
interessati agli aspetti storici e culturali del fare cucina.
riflessione per capitoli appaiati, dove ogni tema verrà di volta in volta inquadrato storicamente, con particolare attenzione alle questioni nutrizionali, e poi illustrato a partire dalle più significative sequenze tratte dalla letteratura resistenziale. L’area di interesse è quella al di sopra della linea Gotica, il periodo copre i mesi dal 25 luglio 1943 – notte del Gran Consiglio – al 25 aprile 1945 e comprende, dunque, le drammatiche fasi
dell’armistizio, della Repubblica
Sociale di Salò e del tragico, ultimo inverno di guerra.
Sala Maria Cervi |
Le due autrici hanno voluto dare lo spunto per parlare di Resistenza come finora non è
stato fatto, se non in forme saltuarie, cioè portando l’attenzione sul bisogno
di nutrirsi. Approfittando dell’interesse oggi evidente nei confronti del cibo,
nell’opera vengono accostati temi che normalmente si collocano in secondo piano
nella storiografia accademica e nella retorica celebrativa (cucina, pratiche di
consumo, bisogni primari) in una modalità che potrebbe sembrare irriverente, ma
non lo è. Mentre procede il racconto di come mangiavano i partigiani, infatti,
tra le righe e tra le ricette filtra la conoscenza dei valori della Resistenza,
che può essere ancora più profonda laddove fondata sul corpo e sulle sue
necessità: per esempio, quando riguarda l’approvvigionamento quotidiano delle
risorse edibili, la condivisione di un pasto (significativo è l’etimo della
parola “compagno”: colui con cui si divide il pane) o il contatto forzato e
perfino nauseante con i prodotti locali.
Le pagine sono arricchite da una sezione di ricette ispirate dai racconti della Resistenza,
riadattate in modo che siano facilmente riproducibili ai nostri giorni. Alcune
rare fotografie dei partigiani “a tavola” e di altre “Atmosfere partigiane”
corredano il tutto. In copertina il saggio si fregia di una vignetta
originale dell’inconfondibile Davide Bonazzi.
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